Intervista a Geeta Iyengar

È ormai il punto di riferimento per tutta la comunità dei praticanti di IYENGAR Yoga nel mondo, dopo la scomparsa del Maestro B.K.S. Iyengar, suo padre. 

Leggiamo il racconto della sua vita dedicata allo Yoga in un’intervista pubblicata sulla rivista “Yoga Journal” nel Maggio 2013.

Fin dall’infanzia ho avuto un’inclinazione naturale verso lo Yoga. Da quando avevo 3-4anni, ogni volta che vedevo mio padre praticare, cercavo di imitarlo.
Da bambina soffrivo di nefrite (infiammazione dei reni) e mi dovettero ricoverare in ospedale. Dopo tre settimane fui dimessa con una lunga lista di medicine da prendere. Questo accadeva in un periodo difficile per mio padre, Yogacharya B.K.S. Iyengar, che non poteva permettersi di acquistare le medicine. Mi consigliò, invece, di praticare gli asana per migliorare la mia salute. Ogni volta che mi recavo dal dottore per un controllo, diceva che c’erano costanti miglioramenti. Non aveva idea del fatto che ciò non aveva nulla a che fare con le medicine; era la pratica dello Yoga che stava migliorando la mia salute. Circa un anno dopo, mio padre mi portò a trovare il suo guru, Sri T. Krishnamacarya, a Mysore. Aspettammo due giorni per avere un appuntamento e quando lo incontrammo mi consigliò di praticare gli stessi asana che già eseguivo.
Ero troppo giovane per capire che c’era una relazione fra la pratica dello Yoga e la mia salute, ma potevo sentire i miglioramenti. Anche se ero malata, continuavo a praticare perché sentivo che mi dava nutrimento e mi faceva sentire più sana. Lo Yoga per me fu come l’elisir della vita. Tutto ciò che desideravo era fare Yoga ed elevarmi al di sopra di tutto nella vita. Avevo lo Yoga nel sangue.

AGLI ESORDI
Un giorno, quando avevo sette anni, mio padre mi disse che doveva fare una dimostrazione di Yoga e voleva che andassi con lui. Lo seguii, ma quando mi trovai sul palco mi sentii terrorizzata, anche se non lo lasciai trasparire. Mi limitai a imitare tutte le posizioni che faceva mio padre. Alcuni si chiedevano come potessi fare anche uno solo di quegli asana. Ero ancora debole per la mia malattia, ma allo stesso tempo ero molto determinata.
Mio padre non mi dava mai spiegazioni verbali; mi trasmetteva qualunque insegnamento attraverso uno sguardo o un gesto, e cominciai a comunicare con Guruji attraverso gli occhi.
Se mentre stavamo praticando coglieva una nuova estensione o un nuovo movimento, mi guardava per vedere se me n’ero accorta.
Non interveniva mai nelle mie posizioni dicendomi che stavo sbagliando qualcosa; piuttosto mi dimostrava tramite la sua pratica come eseguire correttamente una posizione. Anche se ero sua figlia, non ho mai ricevuto alcuna attenzione particolare nelle classi collettive. Mi trattava come tutti gli altri. A volte mi chiedeva spostarmi in prima fila per dimostrare gli asana, ma solo perché questo lo aiutava nell’insegnamento agli altri studenti. Grazie a queste dimostrazioni imparai a osservare più attentamente e ascoltare sempre tutto quello che Guruji spiegava o insegnava. Cominciai ad insegnare quando avevo circa 13 anni. Preparavo le mie sorelle minori, e altre ragazze della mia scuola, per le gare di asana interne della scuola. La mia insegnante era un’allieva di mio padre e mi chiedeva di portare gli album fotografici di Guruji perché non era sicura di come eseguire alcune posizioni difficili. Questo accadeva prima della pubblicazione del libro di Iyengar “Light on Yoga”.

Dopo la maturità mi iscrissi all’università: era l’epoca in cui Guruji cominciava a viaggiare negli Stati Uniti per insegnare Yoga. Mentre era lontano, alcuni dei suoi studenti mi chiesero di aiutarli con la loro pratica; per cui all’età di 16 anni ero un’insegnante di Yoga riconosciuta, e da allora non ho mai smesso di insegnare.
Nel corso degli anni, ho visto tantissime persone migliorare la propria salute grazie allo Yoga. Ho visto sollievo sui loro visi mano a mano che si liberavano della negatività grazie alla pratica degli asana. In un asana la mente deve protendersi verso l’interno del corpo per trovare un luogo di quiete, finché si raggiunge un punto dove si sente un perfetto equilibrio. Se la mene vaga durante la pratica non ci può essere piena presenza e non ci può essere unione.
Coinvolgimento, interpretazione e intuizione sono le qualità necessarie a un praticante.

GIOVINEZZA IN POVERTA’
Mia madre morì quando ero ancora molto giovane e per me fu un periodo emotivamente molto duro. Per molto tempo nessuno nella mia famiglia riusciva nemmeno ad accettare che se ne fosse andata. In qualità di figlia maggiore dovetti farmi carico dei doveri domestici di mia madre.
Dovevo sbrigare tutte le faccende quotidiane e anche trovare il tempo per la mia pratica e per continuare a recarmi presso le scuole e le università per insegnare yoga.
Era difficile mantenere l’equilibrio nella mia vita, ma scoprii che potevo fare qualunque cosa la mia mente si prefiggesse. Cambiai le mie abitudini cominciando a far veni gli studenti a casa mia per le mie lezioni invece che impiegare tempo prezioso pe r andare io da loro.
Lo yoga mi ha dato il coraggio e la fiducia per aprirmi la strada attraverso le difficoltà della vita.
Guruji è un uomo sposato che ha avuto dei figli, ma nel profondo della sua mente e nella sua natura è uno yogi completo.
Non si negò mai alla sua famiglia, ma allo stesso tempo mantenne una certa distanza, creando un equilibrio adeguato a lui. E’ sempre stato chiaro riguardo alla linea sottile che distingue l’attaccamento dal non attaccamento. Ci diede la libertà di fare qualunque cosa volessimo e di decidere con le nostre teste cosa era giusto e cosa sbagliato.
Guruji attraversò momenti di povertà molto dolorosi, lottando per ogni rupia che guadagnava insegnando yoga.
Il nostro bilancio domestico era spesso in pessimo stato e ricordo di aver letto faceva molti chilometri in bicicletta per far lezione a uno studente solo per potersi permettere un pasto quotidiano. Quando Guruji venne per la prima volta a Pune, fu vittima di un forte risentimento locale perché ovunque andasse attirava le folle grazie alle sue dimostrazioni di asana e grazie alla sua fame per aver viaggiato oltreoceano.
Molta gente si rivolgeva a lui perché poteva vedere con i propri occhi i benefici che gli studenti ottenevano grazie allo yoga.
Nonostante ciò molte persone divennero gelose del suo carisma e della sua popolarità e cercarono di impedirgli di tenere le sue lezioni; ma lui aveva una grande forza di volontà e non si arrese mai nonostante i loro sforzi.

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