Diario di Adriana Calò della Terza Conferenza sullo Yoga a New Delhi

Adriana Calò è stata l’unica insegnante di Yoga italiana ad essere invitata come rappresentante della LOY alla Terza Conferenza Internazionale dello Yoga organizzata dal Governo indiano a New Delhi. Leggiamo il diario di questa esperienza indiana che è stato anche pubblicato sulla rivista “Sadhana” dell’Associazione “Light on Yoga Italia”.

Quando le Nazioni Unite hanno indetto la Giornata Internazionale dello Yoga che si è svolta per la prima volta nel 2015, il Governo indiano ha istituito un nuovo Ministero, quello per l’Ayurveda, lo Yoga, la Naturopatia, la medicina Unani, la medicina Siddha e l’Omeopatia (abbreviato in AYUSH), cui è stato affidato il compito di promuovere lo Yoga e gli altri tipi di medicina riconosciuti dal governo indiano.

A partire dal 2015, dunque, l’AYUSH è stato impegnato non solo nell’organizzazione del Primo, del Secondo e del Terzo International Yoga Day (IYD), ma anche nel radunare esperti di rilievo del settore per discutere in un grande simposio dello Yoga e di materie afferenti.

La Prima e la Seconda Conferenza Internazionale dello Yoga si sono svolte in concomitanza con gli IYD, nel mese di giugno, mentre per questa Terza edizione l’AYUSH ha preferito posporre la Conferenza nel mese di Ottobre.
La Prima Conferenza aveva il titolo “International Conference on Yoga for holistic health”, la Seconda “ International Conference on Yoga for Body and Beyond” mentre il titolo di questa Terza edizione era “Yoga for Wellness”.
I lavori di questa Terza Conferenza sono stati inaugurati dal Vice Presidente indiano Venkaiah Naidu
alla presenza del Ministro dell’AYUSH.

Gigantografie con la foto del Primo Ministro Narendra Modiji e del suo Vice Presidente promotori di questo evento Internazionale erano presenti non solo all’interno dell’edificio scelto come sede della Conferenza, in una bella zona di New Delhi dove si concentrano per lo più le ambasciate dei vari Paesi, ma anche per le strade di Delhi.

La cerimonia inaugurale ha visto non solo il discorso di apertura del Vice Presidente ma anche l’accensione di una lampada di fronte ad una statua della dea della salute Saraswati e del suo mantra intonato da parte di un gruppo di belle voci femminili accompagnate dai tipici strumenti musicali indiani.

Il Vice Presidente ha saputo alleggerire il clima di estrema riverenza nei suo confronti con un discorso che è stato pertinente ma allo stesso tempo divertente. Ha parlato dell’esercizio fisico nella società contemporanea che tende ad essere minimo, strappando delle risate alla platea quando ha detto con fare ironico che anche fare il bagno fino a qualche anno fa prevedeva una grande attività fisica per il trasporto dell’acqua necessaria mentre ora con un solo gesto che attiva un interruttore abbiamo tutte le comodità.

Ha dimostrato di conoscere sia la pratica Yoga sia i testi antichi citando la Bhagavad Gita.

A questo proposito devo dire che tutti i relatori, e tra questi c’erano famosi oncologi e ricercatori non solo dell’India ma di tutta l’Asia, hanno dimostrato di conoscere non solo le tecniche Yoga, ivi comprese Asana e Pranayama (si sentiva da come ne parlavano che non erano cose per “sentito dire” ma vissute in prima persona come praticanti), ma anche testi come i Sutra di Patanjali, l’Hatha Yoga Pradipika e la Bhagavad Gita già citata.

Il Vice Presidente nel suo discorso ha inoltre sottolineato che dire che lo Yoga è una religione significa fare del male all’umanità, perché lo Yoga è per tutto l’Universo.
La capacità dello Yoga di creare unione e armonia ha risuonato nella sua frase “India in history has never attacked anybody”, dove c’era il retrogusto, in senso buono, di un certa “indianità”.

L’orgoglio nazionale per il fatto che lo Yoga, grande dono per l’umanità, nasce in India si è sentito nel fatto che l’inno nazionale indiano nei due giorni è stato cantato 3 volte dall’Assemblea e che due oratori (lo Swami Bharat Bhushan durante la cerimonia di inaugurazione ed il Ministro dei Trasporti indiano nella cerimonia di commiato) hanno parlato in Hindi stretto e non in inglese come il resto dei relatori, perfettamente consapevoli che metà della platea era composta da delegati di 44 Paesi stranieri, che non hanno quindi colto una parola del loro discorso.

Alla fine dell’inno indiano, in una delle tre occasioni, dalla platea si è sentito tuonare un “Jaya Bharata!” (ovvero “W l’India!”) seguito da un fragoroso applauso di tutti i presenti indiani.

Molto bello il canto del Mantra “Tryambakam”, il mantra che guarisce da tutte le malattie, da parte di Swami Maheshwarananda.

La sera del martedì il “Cultural Programme” ci ha deliziato con bellissime danze indiane e con delle dimostrazioni Yoga accompagnate da musica da parte dei ragazzi dell’Istituto Nazionale di Yoga “Morarji Desai”, nato in seno all’AYUSH.

Il momento più interessante per me è stato ovviamente l’intervento della “nostra” Rajvi Mehta il cui discorso ha riguardato la pratica dell’ IYENGAR Yoga in gravidanza (vedi la “Relazione Tecnica” della Conferenza).

Rajvi è stata gentilissima con me; la mattina del mercoledì mi ha invitato a fare colazione con lei e quando le ho fatto notare che il mio bus-navetta era in partenza per portarmi alla Venue della Conferenza ha insistito perché rimanessi con lei, asserendo con quella seraficità che a volte solo gli indiani sanno avere che in qualche modo avremmo fatto e saremmo andate insieme.

Mi ha confidato quanto sia difficile per lei ora che Guruji non c’è più andare nella Biblioteca al piano di sotto dell’Istituto a Puna, perché lì ci sono troppi ricordi legati ai momenti passati con lui.

Mi ha parlato di come, quasi inaspettatamente, con la scomparsa del Maestro l’interesse per il Metodo sia in realtà aumentato e di come a Puna stiano pensando a metodi per “indirizzare” e distribuire internamente la grande quantità di studenti provenienti da ogni parte del Mondo.

Mi ha espresso il suo rammarico per il fatto che essendo la Conferenza strutturata in Sessioni Parallele (cioè due gruppi di lavoro in contemporanea in due sale diverse) non avrebbe potuto essere presente all’intervento dell’altro insegnante Iyengar invitato come oratore, il Dr. Manoj Naik, nel suo stesso orario. Tale rammarico è condiviso dalla sottoscritta che ha per forza dovuto fare una scelta sulle sessioni da seguire, sacrificando quindi l’ascolto dell’intervento di Manoj che ha parlato di “Yoga e gestione del dolore”.

Ogni sessione aveva un tema, un Presidente, un Co-presidente, dei relatori che venivano sempre introdotti da cenni biografici da parte del “cerimoniere” di turno, cosa che mi ha permesso di annotare per bene nomi, ruoli e funzioni di chi avevo di fronte.

Due momenti molto belli sono stati due interventi atipici, di cui uno sicuramente fuori programma.

Il fuori programma è stato quello di un delegato, Neil Patel, insegnante di Yoga inglese, che ha raccontato, dopo essere stato autorizzato dagli organizzatori, la sua esperienza con il cancro e come lo Yoga lo abbia aiutato a superare questa terribile malattia.

L’altro intervento, programmato ma non meno toccante, è stato quello della star di Bollywood Anu Agarwal che ha raccontato come, dopo essere stata 29 giorni in coma profondo a seguito di un incidente, abbia incontrato lo Yoga cui lei attribuisce il merito della sua ripresa totale, nonostante le pessimistiche previsioni dei medici al suo risveglio.

Il fatto che la “Light on Yoga Italia” sia stata l’unica Associazione italiana invitata alla Terza Conferenza Internazionale sullo Yoga deve essere per tutti noi soci motivo di orgoglio.

Per me, unica delegata italiana, quindi, e dell’Associazione tutta, è stata una bellissima esperienza, seppur faticosa.

Essere presente a questa Conferenza, infatti, per me ha significato partire alle 22:00 della domenica, arrivare a New Delhi alle 19:20 del giorno dopo, ora locale, con 8 ore di attesa all’aeroporto di Abu Dabi, partecipare ai lavori della Conferenza i cui ritmi sono stati serratissimi, dalla mattina alla sera, ripartire alle 21:00 del mercoledì, secondo e ultimo giorno della Conferenza, per atterrare a Fiumicino alle 7:05 a.m. del giorno dopo (ed andare subito a studio per la lezione delle 13:30!).

Ma ne sono felice.

L’organizzazione è stata impeccabile.
Al mio arrivo a New Delhi gli addetti al trasporto locale erano già lì ad aspettarmi.
L’albergo era bello e dotato di tutti i comfort, secondo gli standard occidentali.
Nulla da dire sulla cortesia del personale, né sul cibo sia in albergo che nelle pause pranzo dei due giorni di lavori.

Il Ministero AYUSH aveva predisposto dei responsabili che avevano il compito di prendersi cura di noi delegati. Si trattava in realtà di impiegati a volte di alto livello – quasi sempre medici, naturopati, omeopati – “precettati” perché la macchina organizzativa non avesse intoppi. Il mio “angelo custode” era il Dr. Mustehasan, che mi ha aspettato il giorno in cui ho fatto tardi perché ero in conversazione con Rajvi Mehta e si è adoprato perché arrivassi in tempo all’Aeroporto Indira Gandhi per il mio rientro in Italia, anticipando l’orario del taxi, perché preoccupato dal traffico di New Delhi.

Che dire… Jaya Bharata!

(Adriana Calò)

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